Il grosso granchio dei sondaggi

Il grosso granchio dei sondaggi


Filippo Frizzi



La vittoria di Trump nelle elezioni USA smentisce clamorosamente quasi tutte le previsioni: la lista dei peggiori flop

Difficile dire con anticipo se Donald Trump, il candidato del Partito Repubblicano che ha battuto contro ogni previsione – o quasi – la concorrenza dell’avversaria del Partito Democratico Hillary Clinton, saprà essere all’altezza del suo compito ma certamente oggi alla luce del suo successo elettorale i sondaggisti e i più importanti esperti politici del mondo che in questi giorni hanno abbondantemente sovrastimato le possibilità di vittoria della sua avversaria dovrebbero farsi una seria analisi di coscienza. Il 45° inquilino della Casa Bianca, che prenderà il posto dell’uscente Barack Obama, ha infatti letteralmente lasciato con un pugno di mosche in mano tutti i maggiori esperti di sondaggi, gli analisti finanziari e le principali agenzie di scommesse che avevano analizzato – attraverso prospettive diverse e non per forza complementari – queste Elezioni Usa, avendo costretto ad un gelido bagno di umiltà anche quei big data che fino a qualche tempo fa non avevano mai sbagliato una previsione.

Partito da autentico underdog il tycoon newyorkese ha sorpreso tutti in questa incredibile cavalcata elettorale, quando all’inizio della corsa alla Casa Bianca nessuno tendeva a dare credito ad una sua possibile elezione scavalcato, non solo dalla Clinton, vera grande sconfitta di questa campagna elettorale nonostante l’endorsement ricevuto dalle maggiori testate statunitensi e da quasi tutto l’establishment a stelle e strisce, ma anche dai suoi stessi rivali di partito come ad esempio Jeb Bush e Marco Rubio. Si pensi che nei maggiori portali di scommesse poco più di un anno fa all’uscita delle quote sulle elezioni USA una sua possibile vittoria oscillava tra i 26.00 di Bovada (uno dei principali bookmakers USA) e i 101.00 di PaddyPower (noto bookmakers irlandese).
Chissà quali scuse accamperanno oggi tutti quegli esperti – o presunti tali – che da diverse settimane avevano già consegnato le chiavi della Casa Bianca alla Clinton. Con quanti chili di cenere dovranno cospargersi il capo quei bookmakers che avevano già pagato le scommesse vincenti sulla Clinton e quegli analisti finanziari che avevano già incoronato l’ex first lady seguendo ad esempio il flusso positivo delle borse e l’ascesa del Peso messicano (oggi naturalmente in caduta libera). Banchettare sulle carcasse dei vinti quando i giochi sono fatti non è certo una nobile attività ma la vittoria di Trump impone di passare in rassegna gli errori di valutazione più eclatanti in questa corsa alla Casa Bianca per cercare di comprendere al meglio le prossime analisi politiche misurandole con un’ottica che eviti pericolosi abbagli e quantifichi con il giusto peso le osservazioni di tanti “falsi profeti”.

  1. PaddyPower paga un milione di scommesse in anticipo sulla Clinton
    5 milioni e mezzo di sterline, è questo il costo della vittoria elettorale di Trump per il noto marchio di scommesse irlandese PaddyPower. 4,5 milioni di sterline di giocate su quanti avevano puntato per Trump (nulla di eccezionale considerando che la quota del candidato repubblicano viaggiava intorno ai 4.50 fino a pochi giorni fa) più un 1 milione di scommesse vincenti sulla Clinton che lo scorso 18 ottobre lo stesso bookmaker aveva sborsato per pagare in anticipo quanti avevano puntato sul successo della candidata democratica. Alla luce del risultato odierno, destano un certo clamore le parole di un portavoce di PaddyPower che a corredo del pagamento anticipato lo stesso 18 ottobre aveva dichiarato: “If Trump win it would be the biggest political payout in bookmaking history and leave Paddy Power with some very expensive pie on its face” (Se Trump vince sarebbe la più grossa rimessa politica nella storia delle scommesse e lascerebbe Paddy Power con un’estremamente costosa torta in faccia”). Stamattina Féilim Mac An Iomaire, portavoce di Paddy Power si è dovuto rimangiare quell’enorme gaffe, cercando di spiegare questo incredibile buco nell’acqua per la sua azienda: “We’re in the business of making predictions and decided to put our neck on the line by paying out early on Hillary Clinton, but boy did we get it wrong. We’ve been well and truly thumped by Trump with his victory leaving us with the biggest political payout in the company’s history and some very, very expensive egg on our faces”. (Siamo nel business delle previsioni e abbiamo deciso di rischiare pagando anticipatamente la vittoria di Hillary Clinton, ma ragazzi abbiamo sbagliato. Siamo stati colpiti bene e duramente da Trump con la sua vittoria che ci ha lasciato con uno dei più grossi rimborsi politici nella storia della compagnia e con un davvero grande, grande uovo in faccia”.
  2. Il flop degli analisti finanziari
    Circa un mese fa, Eric Martin, un noto analista di Bloomberg, aveva fatto notare che la possibile elezione di Trump era strettamente connessa con l’andamento del Peso messicano. L’economia del paese centroamericano è infatti indissolubilmente legata a quella statunitense e un’eventuale successo di Trump, che nel suo programma politico ha messo ai primi posti la revisione del Nafta e l’erezione di un muro al confine con il Messico per arginare l’immigrazione clandestina, minacciava di minare pesantemente l’andatura di tale valuta che invece fino al giorno prima delle elezioni era in piena ascesa. Riccardo Magalotti di Forexinfo.it, un sito che si occupa di finanza e analisi dei mercati, visto che il 7 novembre il peso guadagnava il 2% nei confronti del Dollaro, poteva titolare un suo articolo nel modo seguente: “Forex: peso messicano dichiara la Clinton vincitrice delle Elezioni USA” come se solo questo dato potesse già dare per scontato l’esito del voto bypassando il reale sentire dell’elettorato statunitense.
  3. L’importanza di chiamarsi Moody’s e fare fiasco
    Il 1° novembre anche Moody’s con i suoi “infallibili” modelli analitici faceva virtualmente calciare alla Clinton un rigore a porta vuota consegnandole ben 332 grandi elettori contro i 206 di Trump. Nello stesso comunicato la stessa società si vantava di non aver sbagliato una predizione sulle elezioni statunitensi dal 1980, anno della vittoria di Ronald Reagan. Sei i fattori che avevano spinto Moody’s ad incoronare anticipatamente la Clinton, tre economici e tre politici: la crescita del reddito medio delle famiglie negli ultimi due anni, il rialzo dei prezzi del mercato immobiliare e l’abbassamento del prezzo della benzina insieme alla crescita del consenso di Obama negli ultimi 2 anni, la tendenza degli stati a cambiare schieramento politico e la fedeltà degli stati storicamente democratici. Mai vi fu previsione più azzeccata…
  4. Il buco nell’acqua di Nate Silver e www.fivethirtyeight.com 
    Si era sbilanciato meno ma aveva comunque dato la vittoria alla Clinton www.fivethirtyeight.com, il sito dello stimato analista statunitense Nate Silver che negli ultimi anni era riuscito a sorprendere tutti azzeccando con un grado di precisione quasi perfetto le precedenti elezioni statunitensi come ad esempio accadde nell’incertissima corsa alla Casa Bianca del 2008 dove lo stesso portale riuscì a vaticinare il vincitore in 49 stati su 50, prevedendo con largo anticipo il primo successo di Obama. Nonostante avesse messo le mani avanti per questa tornata elettorale (avendo in un certo senso suonato il campanello d’allarme sulle molteplici incognite di questa elezione) i suoi modelli analitici, che danno un peso importante alla comparazione dei sondaggi e dei flussi di scommesse, hanno comunque mancato il bersaglio visto che il 7 novembre sul suo sito la Clinton era offerta vincente con il 70% delle possibilità.
  5. Renzi punta sul cavallo perdente
    Non è un esperto di analisi statistiche ma forse alla luce degli odierni risultati politici anche Matteo Renzi, come i più blasonati sondaggisti, si starà mangiando le mani. Proprio lui, l’unico tra i leader europei ad essersi sbilanciato pubblicamente sul voto USA a favore della Clinton, è riuscito a segnare un clamoroso autogol prima della proclamazione ufficiale del presidente statunitense e forse mal consigliato dal suo consulente personale di origini statunitensi Michael Leeden, personaggio dall’oscuro passato con strane connessioni con la CIA e i servizi segreti italiani, ha già messo l’Italia in serio imbarazzo dando forse troppo peso alle analisi statistiche e alle proiezioni. Una buona occasione per restare in disparte in attesa del vincitore come la tradizione avita insegna.
  6. Il caso “Shitlan” Gastaldi
    Con gli analisti di PaddyPower meriterebbe una menzione d’onore anche l’esperto di politica statunitense del Fatto Quotidiano Sciltian Gastaldi. Il 7 novembre questo fenomeno dell’informazione dalle pagine del giornale che lo ospita, in un verboso articolo nel quale dava praticamente dei somari ignoranti agli elettori di Trump, tuonava pomposo: ” Domattina ci sveglieremo con Hillary Clinton presidente con una maggioranza in termini di grandi elettori che per me sfonderà i 300 su 538″, e chiudeva il suo articolo scrivendo: “Se poi dovessi sbagliarmi, mi sbrigo a cambiare nome e identità“. Starà già preparando le carte? Forse ma intanto 19 ore fa su Twitter, seguendo l’andazzo delle elezioni che iniziavano a far vacillare le sue certezze, scriveva: “Eppure in #Florida mancano ancora un sacco di seggi nelle contee di Miami, dove #Clinton vince 7 a 3. Tutto ancora aperto.

I pochi che avevano predetto la vittoria di Trump
Sono stati invece davvero pochi quelli che sono riusciti a leggere con anticipo l’esito di queste elezioni. Un encomio speciale andrebbe dato al Los Angeles Times che nei suoi sondaggi, che usano un sistema statistico diverso rispetto a tutte le altre testate e agenzie di analisi percentuale sul voto USA, ha dato negli ultimi mesi quasi sempre Trump in vantaggio confermando anche il giorno prima del voto la buona natura delle sue indagini riportando il candidato repubblicano davanti di 2 punti percentuali sulla Clinton. Va dato certamente merito anche a Graham Sharpe, giornalista responsabile della comunicazione di William Hill, che a proposito delle elezioni USA la scorsa settimana aveva dichiarato: Sta accadendo qualcosa di molto simile al referendum per il Brexit dove i due terzi delle scommesse erano state piazzate sul Remain, ma in termini di scommesse individuali i due terzi avevano puntato sul Leave”. Tradotto in termini percentuali il 71% dei soldi puntati erano stati piazzati sulla Clinton mentre il 65% delle giocate era andato a favore di Trump – fenomeno dovuto allo scarto di quota a favore della Clinton, una giocata remunerativa prevedeva infatti un copioso investimento a differenza di un’eventuale puntata su Trump – un campanello di allarme che doveva convincere i sondaggisti a rivedere le loro previsioni nell’evento politico che ha visto il più grande afflusso di scommesse della storia dei bookmakers. Si starà sfregando le mani il signor John Mappin, proprietario di un castello in Cornovaglia, che con 30 scommesse su Trump vincente si è portato a casa 100,000 sterline. Stessa sorte per l’anonimo scommettitore londinese che su Spreadex – come riportato dall’Indipendent – ha piazzato una giocata da 200.000 sterline sul tycoon newyorkese vincente e che oggi sta sguazzando dentro un profitto di 500.000 sterline. Dovrà fare invece economia l’anonima signora di Durham che forse spiazzata dai sondaggi aveva invece puntato l’incredibile somma di 183.000 sterline sulla Clinton e che oggi si trova con un pezzo di carta in mano.

Chiusi i sondaggi si riparte con le scommesse
Ora che Trump e il Partito Repubblicano hanno vinto le elezioni naturalmente entrambi sono super favoriti nelle nuove quote delle prossime elezioni USA del 2020 già pubblicate sui maggiori portali di scommesse. Ad esempio su William Hill la riconferma alla guida degli Stati Uniti del tycoon newyorkese e del suo partito sono ora quotati rispettivamente 4.00 e 2.00, Ladbrokes offre invece entrambi rispettivamente a 2.10 e a 2.38, PaddyPower che è uscito decisamente scottato dal successo di the Donald offre la sua rielezione a 2.10 mentre sullo stesso sito non è ancora possibile puntare sull’eventuale vittoria di uno dei due maggiori partiti statunitensi. Tuttavia sempre sul portale del bookmakers irlandese sono apparse alcune quote interessante come l’impeachment di Trump entro il 2020 offerto a 11.00, il sensazionalistico arresto della Clinton a 13.00 e il primo volo commerciale su Marte durante il suo mandato a 41.00 e la Casa Bianca rivestita d’oro entro i prossimi 4 anni a 67.00.

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