La “Union pour la Mediterranee” vista da Roma

La “Union pour la Mediterranee” vista da Roma

Gli obiettivi politici della proposta di Sarkozy sono molteplici, e di scarso interesse per l’Italia. Il nostro paese sembra essere finora andato a rimorchio, e di malavoglia, solo per essere “presente“. Tuttavia, nonostante che il Primo Ministro francese Francois Fillon abbia annunciato, in una visita al Cairo effettuata subito prima di Natale, e nonostante una interessante riunione tecnica tenutasi a Nizza a Metà dicembre, l’attuazione del progetto francese é ancora indefinita, e i contenuti concreti incontrano difficoltà ad essere precisati, il che ha portato all’annullamento di molte riunioni tecniche. Forse ci si può ancora inserire in maniera utile, partendo da una riflessione sugli interessi, i rischi e le possibilità per l’Italia. In particolare, il ruolo di Roma resta tutto da definire, mentre Barcellona e Marsiglia si disputano il ruolo di “capitale del Medierraneo”. 

1. Gli obiettivi politici

Il grande clamore con cui il Presidente francese Sarkozy ha lanciato la sua iniziativa di una “Unione per il Mediterraneo” sembra avere vari obiettivi, ma il loro ordine di priorità é ancora molto nebuloso (ed ovviamente flessibile). Anche i modi per raggiungerli sono ancora in fieri. Si trattrebbe di procedere per progetti “a geometria variabile”, cioé in cui partecipano gruppi diversi di paesi. I contenuti delle proposte per tali progetti non mi sono noti, tranne quello di un canale tra Mar Rosso e Mar Morto, per “salvare” quest’ultimo lasciato a secco dalle sottrazioni d’acqua al suo unico affluente, il Giordano. (Il Mar Morto perderebbe pero’ la sua principale caratteristica, la estrema salinità dell’acqua.)

Per quanto riguarda gli obiettivi politici, Sarkozy sembra voler in primo luogo capitalizzare sull’irritazione diffusa nelle opinioni pubbliche dei paesi mediterranei per l’allargamento delirante della UE verso est e verso nord, in cui almeno una parte della classe dirigente tedesca vede invece un’occasione per espandere il proprio ruolo, e quello della Germania in generale. Sfuttando questa irritazione, egli cerca probabilmente di dividere ancora di più l’Europa.

Va notato a questo proposito che, in maniera assai discreta, Sarkozy ha promosso al Palazzo dell’Eliseo, una riunione dei paesi europei che hanno “territori d’oltremare” (Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e Olanda), per creare una “Unione” (che churchillianamente preferirebbe il “mare aperto” all’Europa continentale). Questa riunione si é tenuta il il 16 Maggio 2008, forse come risposta al fatto che la Signora Merkel lo aveva obbligato a far partecipare tutti e 27 i paesi membri alla sua iniziativa mediterranea. Cio’ sembra indicare un’intenzione di fare di Parigi il centro di un’Europa rivolta verso ovest e verso sud, alternativa a quella Belino-centrica. Significativo a questo riguardo é anche il fatto che il Mediterraneo di Sarkozy sembra aver preso dalla UE (e dal progetto cosiddetto “di Barcellona”) il contagio dell”allargamento senza senso: non solo sono stati inclusi come membri Portogallo e Mauritania, che non sono paesi mediterranei, ma un contatto ufficiale à stato staabilito con i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Persico o Arabo che dir si voglia).

Il tentativo di ridisegnare la geografia politica dell’Europa continentale sembra chiaro. Ci sarebbero due Europe ad Est della Manica. Una landmass Germano-centrica, legata da buoni rapporti la Russia e che guardi verso oriente sino allAsia, ed un’altra con Parigi quale “capitale morale”, i cui rapporti con l”America siano rinsaldati dal rientro della Francia nella NATO, e che guardi verso sud sino al Pacifico, dove – come i Francesi non smettono di sottolineare – Parigi ha sotto la propria responsabilità un’area marittima grande quanto l’intera Europa.

Un secondo obiettivo di Sarkozy sembra essere quello di creare il maggior numero di occasioni possibili per far sedere i leader arabi allo stesso tavolo degli Israeliani. Le sue connessioni americane e israeliane lo spingono in questa direzione, cosi’ come a ristabilire un minimo di influenza francese in paesi come la Siria, il Libano e, ovviamente, l’Algeria, il Marocco e Tunisia, scaricando una parte del costo di questa operazione su Italia e Spagna. Il Presidente Sarkozy, (e in particolare il suo consigliere Henry Guéno, inventore della “Unione per il Mediterraneo” e fortemente antieuropeo) sembrano convinti del fatto che, se la decolonizzazione era inevitabile negli anni 60s per evitare che i movimenti nazionalisti si gettassero anima corpo nelle braccia dei sovietici, oggi queste condizioni non sussistono più. Il processo potrebbe essere almeno in parte capovolto. Lo “speech writer” che prepara i discorsi di Sarkozy sulla politica estera, sembra essere stato fortemente impressionato da quanto accaduto ad Timor Est, in cui ha visto la conferma delle tesi sostenute dal neo-conservatore cristiano maronita Ghassam Salame: un franco-libanese che è stato di recente nominato, per la prima volta nella storia di queste due istitizioni, Professore “congiunto” sia alla Columbia University che a Sciences Po Paris. Nel suo libro di qualche anno fa intitolato “Appels d’Empire” egli sostiene che il fallimento di molti stati nati dalla decolonizzazione states ha convinto almeno alcuni popoli del Terzo Mondo ad accettare una forma ben presentata di neo-colonialismo. Cio’ ovviamente puo’ essere fatto solo in stretto coordinamento con gli Americani.

L’initiativa “Mediterranea” è stata accolta entusiasticamente, in Francia, dai gruppi filo-Israeliani e con grande attenzione dall’establishment militare, che sta tentando di svilupparla in termini strategici. Qiesti ambienti hanno anche visto con favore la promessa, fatta da Sarkozy durante un suo viaggio nei paesei del Golfo, di una base militare permanente francese sul territorio degli Emirati (altro segno del rapido “allargamento” del concetto di “Meditarraneo”). Questa base ospiterebbe personale sia dell’Esercito che della Marina e dzll’Aviazione. Le critiche sollevate dagli impegni presi da Sarkozy in tal senso, sono state rapidamente messe a tacere, anche se si tratta di critiche assai logiche. Quel che i critici sostengono é infatti che, se la Francia vuole assolutamente avere una presenza militare in quell’area, basterebbe mantenere una portaerei nel Golfo. Nel caso di un attaco all’Iran da parte di un’altra potenza, cio’ permetterebbe a Parigi di decidere se vuole o meno essere coinvolta, facendo restare o allontanare la nave. La base permanente invece, in qualsiasi caso di crisi, lascia agli Iraniani la possibilità di decidere se coinvolgere o meno la Francia nella loro rappresaglia.

 

2. Stato della questione

La prima, molto difficile, riunione tenuta il 4 Novembre a Marsiglia dai 43 paesi dell’Unione per il Mediterraneo, ha avuto come protagonisti l’Alto Rappresentante dell’UE, Javier Solana, la Commissaria Europea Benita Ferrero-Waldner, il Ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, e quello spagnolo Miguel Angel Moratinos. Dell’Unione, lanciata in gran pompa il 13 luglio scorso a Parigi, sono infatti membri tutti i paesi UE e quelli della sponda sud (tranne la Libia, che si è rifiutata di partecipare, giudicando l’intero progetto “offensivo” per i paesi della costa africana e asiatica), più qualche semidipendenza neo-coloniale francese, come la Mauritania, che col Mediterraneo non c’entra assolutamente niente.

Con la riunione di lancio, tenuta a Parigi il 13 Luglio scorso, Sarkozy aveva ottenuto che Ehud Olmert (Israele) si sedesse allo stesso tavolo col presidente siriano Bachar al-Assad, anche se i due paesi sono formalmente in guerra. In cambio, la Francia ha lanciato un’operazione di “recupero” della Siria, permettendole di fare ritorno con tutti gli onori sulla scena internazionale, anche da parte del Libano. (Era stato già notato che, alla parata del 14 Luglio, Assad era seduto in prima fila sul palco delle autorità, come Olmert, mentre il rappresentante del governo palestinese era nell’ultima fila, assieme al “governo” fantoccio della Somalia. Parigi ha infatti pubblicamente rinunciato all’atteggiamento di ostilità che Chirac, dal 2006 in poi, aveva riservato ad Assad, con cui aveva interrotto ogni relazione dopo l’assassinio del suo amico personale Rafic Hariri, l’anno precedente, un crimine dietro cui gli Occidentali sospettano ci sia la mano di Damasco.

La riunione di Marsiglia è la prima che la “Unione per il Mediterraneo” riesce a tenere, dopo tutta una serie di incontri cancellati per gli scontri di interesse su due importanti questioni : dove doveva avere sede la nuova istituzione, e quali dovevano essere la composizione e i poteri della Segreteria generale incaricata di raccogliere i fondi e di gestire concretamente i progetti. Questi progetti sono “a geometria variabile” e includono gruppi di paesi ciascuna volta diversi. Essi saranno finanziati in parte con fondi comunitari, in parte con contributi dei singoli paesi membri. Finora ne sono stati individuati 44, per una spesa complessiva di 2 miliardi di Euro.

Per quel che riguarda la Presidenza – in realtà la co-presidenza, un paese del Nord e uno del sud – tocca al presidente di turno della UE (fino al 31 dicembre, la Francia) e all’Egitto.

Per decidere sul Segretariato, il 9 Settembre, al Cairo, il ministro francese dell’Ecologia, Borloo aveva fissato assieme al suo omologo egiziano il calendario previsto per i mesi scorsi: un nuovo incontro al Cairo all’inizio di Ottobre, una riunione dei Capi Progetto dei 43 paesi nella seconda meta del mese a Monaco, e infine l’incontro dei Ministri degli Esteri a Marsiglia il 3 e 4 novembre incaricato di scegliere la sede del Segretariato Generale dell’Unione.

Ma, a partire dall’estate, non si è riuscito a realizzare quasi nulla. In particolare, le riunioni che avrebbero dovuto preparare quella tenuta a Marsiglia e la prima riunione ministeriale, hanno dovuto essere annullate. Era perciò essenziale che a Marsiglia si riuscisse a decidere la città sede del Segretariato, pomposamente definita “Capitale del Mediterraneo”. In corsa erano Tunisi, La Valetta e Barcellona, che alla fine l’ha spuntata.

La Lega Araba, che già da anni partecipa al “Processo di Barcellona”, voleva essere ammessa a titolo di osservatore, ma con diritto di parola, anche nella nuova organizzazione, ma Israele si opponeva. Alla fine, “dopo una cena in cui non si contavano ingiurie e minacce” (secondo un osservatore italiano presente a Marsiglia), la Lega Araba è stata accettata, ma in cambio Israele ha avuto un posto di Segretario Generale aggiunto, il che significa che avrà accesso a tutta la documentazione relativa ai progetti messi in cantiere, anche quando questi non coinvolgono lo Stato ebraico.

Comunque, il più importante dei progetti menzionati nella riunione tenuta il 13 Luglio a Parigi (che avrebbe dovuto essere discusso nella conférenze euro-mediterranea che doveva tenersi il 23 ottobre a Swaimeh, sulle rive del Mar Morto, in Giordania, ma che è stata rinviata a data da destinarsi a causa di “tensioni regionali”) era quello di un canale tra Mar Rosso e Mar Morto. Questo progetto, che interessa Israele, la Giordania e i Territori Palestinesi è attualmente in corso di valutazione da parte della Banca Mondiale, ma è considerato “faraonico” da molte ONG, che si dicono preoccupate del suo impatto ambientale.

La decisione a favore di Barcellona sconvolge tutti i propositi di “parità” tra sponda Nord e sponda Sud, perché – alla riunione di Parigi – era stato promesso (ed alcuni paesi del Sud insistevano perché si mettesse in atto) un rapporto più equilibrato tra Nord e Sud, e quindi per installare il Segretariato sulla loro sponda. Invece, Venerdì 6 Novembre, dopo la decisione di dare un posto ad Israele nel Segretariato, che avrebbe significato la presenza di funzionari israeliani liberi di circolare nel paese, la capitale tunisina, anche per le pressioni siriane, ha dovuto rinunciato al segretariato. L’ha avuto Barcellona, e la Spagna in cambio ha accettato il ritorno al vecchio nome « Unione per il Mediterraneo », sin dall’inizio voluto dai Francesi, contro quello imposto dai Tedeschi alla prima riunione. Per di più, la lite tra Israele e Lega Araba non è finita perché il compromesso non è molto chiaro sui dettagli.

L’Italia ha ottenuto uno dei sei posti di Segretario aggiunto, assieme a Malta, Israele, Autorità Palestinese, Malta, Grecia. Forse sarà aggiunto un settimo posto, per la Turchia.

Una certa delusione é stata espressa dai Francesi per non aver potuto insediare il Segretariato a Marsiglia. La sua regione è risultata però fortemente compensata. Ancora più di Barcellona, Marsiglia sta infatti emergendo come la “capitale morale e effettiva” del Mediterraneo. La città era stata la candidata unica della UE (che ha garantito finanziamenti tali da farla risultare vincitrice contro la rivale giapponese, sostenuta dagli Americani) per il Progetto internazionale ITER – la costruzione della prima centrale nucleare senza residui radioattivi, perché fondata sul principio della bomba all’idrogeno, e non della semplice bomba atomica – Marsiglia è stata anche proclamata capitale europea della cultura per il 2013, e verrà abbondantemente finanziata dalla UE grazie ad un programma tutto centrato sul suo ruolo euro-mediterraneo.

Marsiglia è da tempo oggetto di un serio sforzo per posizionarla come un cento di eccellenza tecnica internazionale. Negli ultimi anni, parecchi organismi internazionali vi hanno infatti installato la base per le loro attività rivolte ai paesi dell’est e del sud del Mediterraneo. La Banca mondiale vi ha trasferito gli uffici che si occupano dei problemi di gestione urbana delle collettività locali di tutta la régione Medio Oriente e Nord Africa. L’Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, che la sede a Vienna) gli uffici che curano la promozione dei partenariati industriali tra le PMI dei paesi sviluppati e in via di sviluppo. Per meglio sfruttare a fini nazionali la presenza di queste Agenzie internazionali, la Francia via ha delocalizzato la sede dell’Agenzia francese per lo Sviluppo Internazionale.

Per quel che riguarda la ricerca, la regione di Marsiglia ospita – oltre alla città della Ricerca di Sophia-Antipolis, molti organismi “mediterranei”, come l’Institut de la Mediterranée (di cui fa parte la rete Femise, che raggruppa 60 organismi di ricerca economica che si interessano al bacino del mediterraneo). Per “francesizzare” al massimo i risultati di queste istutizioni internazionali, a Settembre 2008 è stato delocalizzato da Parigi a Marsiglia l’Institut de recherche et du développement.

Dopo l’assegnazione della sede ufficiale del Segretariato a Barcellona – un successo soprattutto di prestigio, anche perché sarà installato nel Palazzo di Pedralbes, l’antico Palazzo Reale, (un edificio di oltre 15.500 mq, su due piani, con altri 74.000 mq di giardino. un auditorium per 300 persone) – i Francesi puntano ora a fare di Marsiglia la piattaforma operativa permanente di tutta l’attività relativa al trasporto marittimo e alla protezione dell’ambiente: in pratica quasi tutto ciò che è possibile fare nel quadro mediterraneo. Ciò comprenderebbe la trasformazione del sistema portuale marsigliese nell’hub delle cosiddette “autostrade del mare”, in pratica la “porta d’ingresso e di uscita” di tutte le merci da e per l’Italia, dato che Svizzera ed Austria limitano sempre più strettamente il passaggio dei camion sul loro territorio.

Si noti che anche in materia di trasporto aereo, già da qualche anno l’aeroporto di Nizza-Marsiglia, e non quello di Parigi (più costoso), è l’hub di molti voli in code-sharing Alitalia-Airfrance. Una eventuale presenza di AirFrance nella nuova Alitalia rafforzerebbe certamente questo ruolo.

Quanto alla Slovenia, la rivale di Marsiglia come terminal per le autostrade del mare, da cui l’Italia sarà quasi totalmente dipendente nel prossimo futuro, ha sempre visto come la sottrazione di qualcosa che le spettava di diritto l’ascesa di Marsiglia come capitale economica del Mediterraneo e come hub di controllo dell’Italia. Si è dovuto perciò compensarla. E l’Italia vi ha contribuito attivamente

Infatti, l’iniziativa presa dal MIUR durante il semestre di Presidenza italiana dell’UE nel 2003 per la costruzione di uno Spazio Euro-Mediterraneo dell’istruzione superiore e della ricerca, ha portato – dopo tre forum ministeriali svoltisi tutti a Catania – alla firma, da parte dei Ministri dell’Istruzione e della ricerca di 12 Paesi (Algeria, Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Italia, Malta, Marocco, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia), di una altisonante “Dichiarazione di Catania”. In data 29 ottobre 2007, però, la riunione di un apposito Gruppo di lavoro ha portato all’istituzione di una Università euro-mediterranea non a Catania, ma a Capodistria, in Slovenia. Meno di un anno dopo, l’Università ha cominciato a reclutare i propri docenti.

28/12/2008

Lascia un Commento